L'hamburger più caro del mondo costa 250mila euro ed è di cellule staminali

Forse non sarà la pietanza più mangiata dei prissimi anni, però la fabbricazione del primo hamburger da laboratorio, creato a partire da cellule staminali di origine bovina, può essere il primo tassello verso la soluzione del problema dell'approvvigionamento di carne della popolazione mondiale.

23 AGO 2013 · Tempo di lettura: min.
È necessario continuare le ricerche per migliorare l’aspetto e il sapore dell’hamburger

Tartufo, caviale, zafferano sono alimenti che possono costare una fortuna. Però sorprende che un hamburger, il re del fast food, possa arrivare a costare 250.000 euro. E non stiamo parlando della carne Wagyu, una razza bovina giapponese che si vende a circa 400 euro al grammo- ma del primo hamburger preparato in maniera artificiale in laboratorio, a partire da cellule staminali di origine bovina. Il team di ricercatori dell’Università di Maastricht che lo ha sviluppato, ha svolto circa tre anni di ricerche, anche se in realtà la fabbricazione è stata realizzata negli ultimi tre mesi.

Alla sua presentazione a Londra, sono accorsi tanto il direttore del team, Mark Post, quanto due importanti critici gastronomici, lo statunitense Josh Schonwald e il viennese Hanni Ruetzel, che hanno avuto il compito di giudicarla dal punto di vista culinario.

Entrambi hanno affermato che il sapore dell’”hamburger staminale” era simile alla carne di vitello, anche se non tanto succosa. Probabilmente poiché, come indicano alcuni specialisti, questa bizzarra ricetta è stata elaborata a partire dalle cellule dei muscoli e non del grasso.

Lasciando da parte le considerazioni sul gusto, Post ha difeso la sua ricerca prendendo come esempio le proiezioni pubblicate dalla FAO (L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione) che riguardano la domanda crescente di consumo di carne. Dal suo punto di vista, che coincide con quello di molti scienziati, i sistemi di produzione attuale non risponderanno all’alta domanda di consumo di carne della popolazione, per cui, questo tipo di hamburger per così dire coltivato può essere un punto di riferimento per migliorare i processi di produzione.

Inoltre, chiarendo che questo avvenimento non deve significare in nessun caso l’abolizione dell’allevamento del bestiame, ha affermato che l’impatto ambientale della carne fabbricata in laboratorio è molto minore. Così, secondo le sue cifre, suppone una riduzione del 99% dell’utilizzo della superficie coltivata, genera il 96% in meno di gas a effetto serra e riduce il 45% dei costi energetici.

Nonostante ciò, il team di scienziati riconosce che è necessario continuare le ricerche per migliorare l’aspetto e il sapore dell’hamburger che hanno fabbricato, così come per ridurre i costi di produzione e renderlo popolare nell’ambito domestico e nella ristorazione e, inoltre, renderlo accattivante per tutte le collettività che non consumano carne per la colpa morale derivante dalla sofferenza degli animali.

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